Ritorno a casa
Sono nella casa dove abitavo da bambino.
Riconosco ogni oggetto,
La disposizione dei mobili, i colori.
La luce era diversa negli anni sessanta,
ho riconosciuto anche quella.
Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro
che in tutti questi anni nessuno
abbia toccato la mia roba.
C'è un'intera brigata dell'esercito britannico lì dentro.
Rosa.
Sono ancora intenti a schierarsi per fronteggiare
l'attacco imminente.
Ma l'attacco non avverrà mai.
Il divertimento per me era disporre i soldatini
come se dovessero affrontare un ingaggio particolare,
e poi, senza che nulla avvenisse,
cambiare la disposizione.
Sono ancora lì come li avevo lasciati venticinque anni fa.
L'ufficiale ha il braccio teso davanti a sé
mentre sta per prendere la mira,
la testa piegata verso l'alto mi guada implorante:
"Vado?".
Ho richiuso il cassetto.
Ho setacciato tutta la stanza in cerca
di quello che avevo lasciato.
Ho trovato tutto meccanicamente
come se non avessi bisogno di ricordarne la posizione.
Devo aver fatto un bel casino perché mia madre è entrata.
Giovane e bellissima.
Rideva.
Mi ha preso in giro.
Una strana calma, una calma enorme.
Non so cos'è.
Ma non ho mai pianto tanto come al risveglio.
Ho rifatto il percorso che mi portava dalla scuola alla casa dei miei.
La prima volta dopo venticinque anni.
C'è una sensazione che non ho mai più provato.
Non abito più lì da sempre.
Ho avuto una vita. Altrove.
E' solo una stupida villetta con uno sputo di giardino,
ma sarà la prima cosa che comprerò.
Quando sarò ricco.