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12.07.2003 PADOVA
recensione: grazie a ciffolina



Subacqueo Il ritrovo della parte emiliana del commando è fissato per le 16 alla stazione: proxima estacion esperanza, direbbe Manu Chao. Per noi è semplicemente l'ennesimo concerto in stile cane-da-tartufo, stavolta in quel di Padova (facile, troppo facile: nemmeno un'ora di treno...ridateci le nostre trasferte interminabili, chè qua "non ha più gusto, non ha sapore", come direbbe Manuel).Per raggiungere la stazione devo fare un bel pezzo di strada a piedi e oltrepassare lo stadio cittadino. Anche a Padova saremo dentro (fuori? accanto?) lo stadio Euganeo. Solo che il "mio" stadio è avvolto dal niente e dal silenzio, mentre a padova mi attenderà tutto un altro mondo, lo so. Ripenso a quando, molti anni fa, il mio unico sogno era quello di seguire la squadra di calcio cittadina. Ora, il calcio non esiste più nella mia vita, e alla bolgia di esagitati del pallone preferisco di gran lunga quella dei concerti, dei raduni, dei festival, perchè lì è davvero uno stare insieme, è davvero un "essere con" qualcuno e non è mai uno "stare contro" qualcuno...Vabbè, scusate, sto divagando...Mentre percorro il mio pezzo di strada, mi accorgo che Ferrara è quasi deserta: c'è caldo, un caldo afoso; le serrande dei negozi sono tutte abbassate, non gira un cristo che sia uno. Tutti al mare, penso. Bhè, io vado a divertirmi in modo diverso.L'arrivo allo stadio Euganeo da parte della combriccola (oltre a me, Machiba, BettyBoop e Line) è complicato dall'autobus numero 13 che, non si sa per quale motivo, dovrebbe portarci fino allo stadio ma ci ferma un pò troppo indietro, tipo quel chilometrino prima...Scendiamo (l'autobus si svuota: è pieno di sedicenni con le maglie dei Punkreas e una coppia un pò più grandicella che è venuta lì per seguire Morgan) e scarpiniamo sotto l'afa fino allo stadio. La nostra è una piccola processione di persone che non si conoscono, nè scambiano parola, ma sembra che importi molto poco. Abbiamo un'unica, comune meta e già questo ci rende familiari gli uni agli altri.Entriamo (dopo aver detto addio a 12 €...) e andiamo immediatamente a vedere dov'è il palco. Non facciamo in tempo ad arrivare che subito avvistiamo Prette di scuro vestito e munito di occhialoni da sole accanto al palco, intento a scrutare il pubblico. Mi volto e dietro, dalla postazione mixer, c'è il buon Andreino Viti che chiacchiera amabilmente con un uomo. Andiamo a perlustrare velocemente i mercatini e, al ritorno, vedo una figura a me nota che mi fa segno di avanzare. E' Luca, ma, siccome non doveva tericamente esserci, mi dico che ho le visioni. Invece no: è lì che se la ghigna e mi dice, a gesti, di avvicinarmi (ma che avrà da ghignare, poi?!). Corricchio da lui, gli salto al collo e, mentre gli sto schioccando due baci, con la coda dell'occhio vedo che, attaccato a noi, dietro, attaccato attaccato, c'è Dario Ciffo che per un attimo ci osserva. Io sono nel pallone più totale: l'ho visto, ma faccio finta di niente e gli giro pure le spalle (ah, com'è bello "simulare indifferenza"...). Però un bel "bastardo! a Luca non riesco a non dirglielo...con tutto il posto del mondo a disposizione, ha volutamente deciso di mettersi davanti a Dario e di farci (mi) un bel regalone...(te possino, Luca...).Dopo un pò, Ciffo se ne va tutto solo soletto. E' infilato in una maglietta e pantaloni al ginocchio scuri, calzettine di spugna anch'esse scure e scarpe a tennis di tela. Abbassa gli occhiali da sole che ha sulla testa e torna in incognito, col suo buttare i piedi a paperella, dritto nel backstage. Sospiro (da persona, io, incapace di dirgli più un solo "ciao"). Dopo un pò se ne va anche Sergio Carnevale, batterista dei Bluvertigo ora solo di Morgan, che gli era accanto.Il commando si trova un cantuccio ideale per poter guardare i concerti e, soprattutto, tenere d'occhio l'uscita-artisti. Il sole è offuscato da qualche nuvola e c'è caldo, ma non esageratamente. Tra un giro alle bancarelle (bella la visione di Flaco, chitarrista dei Punkreas, che tiene in braccio la figlioletta, accompagnato dalla moglie che spinge il passeggino), una piada o una crepe che ti gira sotto gli occhi, fresbee e palloni da calcio, passiamo il tempo anche noi che, non avendo nullla al seguito, possiamo solo guardare.Gli artisti del pomeriggio sono Lotus, Fiamma, Mambassa e Bugo, che attira l'attenzione di Viti e che si mette ad osservarlo da posizione angolata rispetto al palco, cioè qualche metro davanti a noi (accasciati tra l'erba e il marciapiede).Non so voi, ma a me Bugo fa vomitare. Il suo repertorio spazia dalla condizione di casalingo, alle sue rotture di coglioni per finire con la poetica "cuore nel culo". Che uomo, che U-O-M-O! Nel frattempo, passa Gigi, il backliner di Manuel, che sorride amichevolmente a Viti mentre cerca di schivare un cane dalmata che si è frapposto sulla sua via.Ora, dovete sapere che il compito nostro (almeno: il mio compito per Padova) è quello di beccare i tecnici della crew degli After e fotografarli. Siccome con i tecnici del palco è un pò difficile, ci proviamo con il ragazzo del marchandiser in un momento in cui è uscito dal suo spazio vitale (ovvero la zona del banchetto in cui vende la maglie). Lo avvicino, dicendogli che io e la BettyBoop (che mi sono portata appresso, visto che è la fotografa ufficiale del commando) siamo del sito di "Hai paura del buio?" e che ci sarebbe l'intenzione di creare una sezione di presentazione fotografica della crew e di tutti i ragazzi che lavorano per gli After. Gli chiediamo se possiamo fargli una foto. Chiede, con spiccato accento milanese, se deve essere fotografato solo lui o se la vogliamo mentre lui lavora dietro al banchetto. Gli diciamo che facciamo entrambe. Imbarazzatissimo si mette in posa ma chiede ripetutamente se deve guardare dritto nell'obiettivo. Non ce la fa a reggere l'imbarazzo e non guarda. Mentre io corro a prendere carta e penna, Betty gli scatta un'altra foto dietro il banchetto. Mi assicura che nemmeno in quella ha guardato nell'obiettivo. Il ragazzo (era la pelle scottata dal sole o la timidezza, a rendergli il viso così rosso...?) ci chiede se può averle e gli dico che può guardarle sul sito. Gli scrivo l'indirizzo sul retro del biglietto ferroviario Ferrara-Padova e gli chiedo come si chiama: finalmente, quest'uomo ha un nome! E' Andrea, detto "Ciachi". Gaudio&giubilo!!! Ci salutiamo e lo ringraziamo. Penso di non avere mai visto nessuno così imbarazzato in vita mia...Faceva una tenerezza che metà bastava...mo' caro...La cosa deve averlo colpito, perchè lancia spesso "occhiate sorridenti" al nostro gruppettino seduto sull'asfalto (stiamo assumendo sempre più la fisionomia di ciotoli).Tra il via vai di gente, scorgiamo poi Prette e il reintegrato Ciccarelli. Stiamo andando a fare un giro e lo abbiamo praticamente accanto. La voglia di dirgli un "Ciao papà!" è forte, ma...e se poi ti manda a quel paese? Insomma, lasciamo perdere, ma abbiamo l'impressione che più di uno tra gli addetti ai lavori che il Cicca incontra camminando gli abbia fatto le felicitazioni.Ormai cala la sera. Durante il set dei Linea 77, Ciffo torna indietro da un giretto che si è andato a fare con un amico. Luca lo guarda e mi dice che è inutile: gli sembrerà sempre un bambino, sia come faccino che come modo di vestire. Evvabbè, me ne farò una ragione...manco io dimostro 25 anni...Dopo i potentissimi Linea 77 (che, comunque, sanno intervallare la parola "cazzo" con la parola "cazzo" in maniera molto poco fantasiosa), è il momento dei Punkreas. BettyBoop ed io ci mescoliamo tra la gente (è da tempo che avevamo voglia di un altro concerto della band), ma ben presto lascio perdere perchè s'è fatta troppa bolgia attorno e non voglio uscire contusa dal pogo. Torno a cantare, infoiatissima (sempre stratosferica "Sosta"), ma assieme agli altri tre compari, sempre più accasciati sull'asfalto.Durante il set di Morgan, però, è assolutamente necessario essere in mezzo alla gente. Il palco viene preparato con molta cura dai tecnici, dato che si vuole ricreare l'impressione di essere non su un palco, appunto, ma nell'appartamento di Morgan. L'organo e le tastiere sono addobbati con piantine dai lunghi rami che ricoprono gli strumenti e scendono a terra; fa la sua coparsa anche una lampada da salotto. Il Castoldi esce da solo, vestito in giacca e pantaloni neri e cravattino rosso, e si siede all'organo per intonare da solo la magnifica, suggestiva "Cieli neri" dei Bluvertigo. Il pubblico è in visibilio e gli tributa più applausi. Si prosegue con l'entrata della band (il suo "manipolatore di suoni" ricorda vagamente Andy nello stile) e il set continua con alcuni brani tratti dal suo nuovo album. Morgan sfodera una voce incredibile e sembra maturato rispetto ai tempi glamour del gruppo milanese: più sobrio (sempre che di sobrietà si possa parlare..), più asciutto anche nel modo di porsi. Il set è veramente incredibile e Morgan (che già mi piaceva coi Bluvertigo) qui riesce ad incantarmi definitivamente. La gente lo chiama, lo reclama, lo ama proprio. L'ulteriore chicca è la ripresa-abbastanza stravolta- de "L'assenzio". Sembra divertirsi e chiede se vogliamo un bis. Lo concede e si esibisce ne "Il nostro concerto" di Umberto Bindi. Grande, grandissimo Morgan.Nota gossip numero uno: dalla prima fila (io non ho visto niente, purtroppo...per la serie: "non ci sono mai quando occorrerebbe!"), le compari vedono perfettamente gli After che assistono all'esibizione di Morgan di fianco al palco. Pare che le mani di Prette fossero particolamente attive e che a beneficiarne sia stato il flessuoso collo di Ciffo, massaggiato dal batterista per un bel pò. Pare anche che al Violinista, tale trattamento, non dispiacesse per niente. Apperò...Tocca agli After. BettyBoop, Line e Machiba sono sotto al palco; Luca ed io, defilati, ce li gusteremo un pò a distanza.Ci vuole del tempo per preparare il palco. Subito, mi balza all'occhio il ritorno del figliol prodigo, ovvero del tecnico sosia di Ciffo (anche se non è vero, per me restano sempre fratelli: è inutile, quando sono l'uno accanto all'altro si fa fatica a distinguerli!). Il giovincello sfoggia un'invidiabile abbronzatura e una schiena lucida davvero niente male (scusate, ma se i tecnici si presentano mezzi ignudi sul palco, una ragazza che deve fare? voltarsi? maddai....). Viti è già in pole position (vesito tutto di marrone..argh...)per provare il suo basso e Dario sale sul palco e si mette a fare il tecnico aggiunto, manipolando cavi, amplificatori e quant'altro.E' il momento. Salgono tra le ovazioni del pubblico, come al solito accorso numeroso per vederli.Attaccano con la solita canzone di De Andrè. Ed è sempre, perennemente brivido. Dannati Afterhours.Riprendono poi il loro repertorio naturale: "Quello che non c'è", "Bye bye Bombay", "La verità che ricordavo", "Non sono immaginario", "Bungee jumping". Non ricordo su quale canzone, il Ciccarelli (nota gossip numero due) si posiziona dietro a Ciffo e gli bacia il collo...(ma se l'era lavato col mughetto, il collo, Dario?! ma che c'avevano tutti con lui!? Ma non si può fornire al Virtuoso il numero del Telefono Azzurro? Ragazzi, qua cominciano ad essere molestie vere e proprie!!...:-P).Prima di 1.9.9.6. Manuel attende che Dario si sistemi bene la chitarra, ma non riuscendoci lo incalza con un "Hai problemi di accordatura, Ciccio?". E dal labiale di Ciffo (mi riferiscono: io sono un pò troppo distante per arrivare a tanto) si legge che sono problemi alla tracolla. Manuel: "Lo fa apposta, perchè questo pezzo parla di sfiga". E si inizia col bestemmione. Amen.In realtà, le perle della set afterino saranno le tre canzoni cantate in coppia con Raiss (io sono rimasta a questo nome, ma lui è come Prince e lo cambia ogni settimana...) degli Almamegretta. Sale sul palco accolto da Manuel come "una delle voce italiane più belle" (ed è vero). Si esibiscono in due pezzi del repertorio degli Almamegretta, immagino, cantati interamente dal Napoletano con Manuel che lascia la sua Gibson per imbracciare una Fender nera e bianca (che strano effetto vederlo fare "da spalla") e Ciffo che, sul secondo pezzo, lascia il violino per sedersi all'hammond. La terza canzone eseguita è "Non è per sempre" e fa sorridere vedere Raiss che tira fuori il foglietto per ricordare quella decina di parole della seconda strofa. Sbagliando un pò tutto, tra l'altro, specie i tempi. Manuel alza di una nota il suo cantato e in questo modo c'è un bellissimo contrasto tra le due voci, ma Raiss sbaglia completamente l'attacco finale del pezzo: Dario sta per attaccare il suo assolo e gli tocca lasciarlo morire già all'inizio, rattoppando la falla. Ma Manuel se la ride: si sta divertendo e pare che non gliene freghi assolutamente nullla di sbagli, incomprensioni e robe simili. Sembrano proprio lì per divertirsi e ci riescono. Il Viti mi pare quello più in palla: il suo basso, forse perchè sono in direzione delle casse di sinistra, toglie il respiro e ti fa vibrare anche le viscere. A tratti mi sembra di sentirmi male.Manuel non mi è dato vederlo bene: ho davanti (come al solito) dei giganti che mi impediscono la nitida visuale di tutti gli After...Ciccarelli è tutto una smorfia, come suo solito. Il fglio si divertirà un sacco, con lui...Dario è, come sempre, serioso che di più non si può. Lo vedevo durante l'esibizione di Morgan scrutare dal lato del palco la gente, spesso e volentieri. E quando la fine del set degli After è raggiunta con "Voglio una pelle splendida" (Manuel è esausto, come già nei concerti precedenti ha sottolineato), mi viene spontaneo chiedermi che cosa penserà un musicista o un cantante dinnanzi a quel muro umano di persone che ti succhiano anche l'anima, scrutandoti da cima a fondo, osservando attentissimamente ogni espressione del viso, ogni minimo gesto. Non so...so solo che sentirsi Dio per un'ora al giorno, per moltissimi giorni in un mese e per moltissimi mesi in un anno deve dare una scarica di adrenalina incredibile. Ma anche unpericoloso senso di onnipotenza da saper gestire bene.Per fortuna, gli After sanno essere divinità solo sul palco...ci pensavo mentre parlavo con BettyBoop della grande "timidezza", discrezione ed educazione che caratterizza gli Afterhours e anche quelli che lavorano per loro (il già citato Ciachi). E' il cosidetto "stile Afterhours". La band riesce ad affascinare le persone in maniera diversa dalle altre: non so spiegarlo, ma gli After hanno quel qualcosa in più che ti tiene incollata, che non ti fa mai dire "basta, è il 12°concerto i due mesi, non ne posso più!". Ogni concerto, per me, è un concerto nuovo, è qualcosa da vivere daccapo ogni volta: non ti basta mai la loro musica, non ti bastano mai loro. E non importa se non sempre riesci a parlare con Manuel o con Dario o con Giorgio....A me, il solo vederli lì, in mezzo alla gente, tranquilli e pacifici, dà un senso di grande serenità e calore.E' commovente vedere tutti gli artisti abbracciati sul palco. E' commovente vedere quanta gente ascolti musica "subacquea", così poco "vistosa" agli occhi e alle orecchie dei più. Siamo un pubblico invisibile per le radio, per i giornali, per i mass media in generale. Eppure, la nostra forza è dirompente e crescerà sempre più. Ma per ora, assomigliamo un pò al lavoro dei tecnici degli After che smontano il palco e le attrezzature: mentre gli altri (gli After) si godono il meritato riposo nel backstage o in giro per la zona, loro, silenziosi e veloci, lavorano sodo, per poi ripetere gli stessi, identici gesti nei giorni seguenti in altre città. Così siamo noi frequentatori di questo festival e ascoltatori di musica "diversa": finita la festa, di questo popolo sotterraneo rimane ben poco. Ci tocca sbaraccare in fretta e ricominciare un'altra volta da un'altra parte...Chissà se Manuel si culla la sua spendida creatura Tora! Tora! come Ciccarelli suo figlio...In modo diverso, dev'essere comunque un orgoglio da padre, quello che l'Agnelli prova per il "suo" festival.E la mente vola già a Fossacesia. Perchè anche lì, superate le 11 ore di treno fra andata e ritorno, sarà, per l'ennesima volta, ancora musica, ancora disparata (e disperata) umanità. Sarà ancora Afterhours.Ancora una volta grazie Afterhours.