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10.08.2003 RISPESCIA
foto e recensione: grazie a silvia



Io, Simo, Cinzia. Da Pisa a Grosseto in auto con Marlene: aria condizionata a darci sollievo e come colonna sonora Rino Gaetano e After. L'atmosfera è calma, c'è tranquillità e a tratti mi balena l'idea che il pomeriggio potrebbe anche concludersi così, noi quattro in auto a parlare e scherzare. Noi quattro stese sul prato all'ombra del battistero in Piazza dei Miracoli, due ore di pace assoluta prima della partenza per Rispescia. Arriviamo a Festambiente verso le 18.30: il posto – descritto come una specie di festa de l'unità – è veramente minuscolo. Bancarelle raccolte e pigiate in uno spiazzo lastricato e rovente, una breve scalinata, l'area con il palco. Primo impatto traumatico: in avanscoperta per studiare la posizione del palco, ci troviamo davanti a due visioni a dir poco sconcertanti: un Manuel in pantaloni – eleganti – verde militare e a petto nudo (il ragazzo avrebbe bisogno di prendere un po' di sole… ha una certa abbronzatura da muratore… sento che non ce la posso fare e distolgo lo sguardo, è troppo anche per me…!) e un Ciffo in canotta, pantalone militare al ginocchio, calzino moscio e scarpa a tennis, stile tira-fuori-il-tamarro-che-c'è-in-te. In pochi secondi mi crollano due miti!! Eeehhh… raggiungo la matematica certezza che, giù dal palco, i Nostri non sono mica personcine serie!!!Decidiamo di fare due passi (due di numero, vista l'esiguità del posto), e incontriamo Chaki che adocchia delle magliette su una bancarella. Gli chiediamo se è contento delle due settimane di pausa prima di ricominciare il tour. Sconsolato e abbastanza intristito, dice che se le passerà a casa (mi sento molto partecipe della sua tristezza, essendo nella stessa situazione…!). Lo lasciamo con la promessa di passare da lui a vedere le nuove magliette. Vagolando e trascinandoci nei pochi metri arroventati cerchiamo di far passare il tempo, visto che il concerto non comincerà prima delle 23, ma il caldo, la stanchezza e il peso degli zaini ci trascinano a terra. Anche se marca abbastanza male, io Simo e Marle ci appollaiamo dalla transenna e sfoderiamo tutta la nostra cultura leggendo i libri abbiamo con noi. Mosche bianche in mezzo a una scarsissima popolazione di giovanissimi pulcini in tenuta metallara. Cena (?) a base di pessima bruschetta e bicchierino vino rosso (gelido, argh!) di certo addizionato con sostanze illegali, visto l'effetto da "sbronza delle grandi occasioni".I ragazzini dietro di noi ci offrono con gioia e autentica spontaneità sangria e fumo (che noi, sceme!, rifiutiamo cordialmente).L'atmosfera langue, pian piano si immalinconisce e un velo di tristezza ci ricopre… nonostante le scene di poco prima, pare proprio che non sia giornata, c'è qualcosa che non va e questa certezza rende il clima più pesante di quanto già non sia. Comincio a pensare che forse sono un po' stanca di seguire gli After su e giù per la penisola, che non sono più sicura che ne valga la pena, che l'entusiasmo iniziale stia calando e che sarebbe stato meglio non aver mai avuto l'occasione di scoprire quanto gentile e disponibile e "umano" sia Manuel, che forse preferivo tenere maggiore distanza, io sempre felicemente appagata dalla mia distaccata relazione cantante-fan prima di conoscere gli After… Pensieri che mi erano già passati per la testa a Fossacesia ed erano evaporati come acqua al sole alle prime note della Canzone di Marinella. Pensieri che vanno a farsi benedire anche stasera, appena il concerto inizia. La Canzone di Marinella, sconosciuta ai più, coinvolge nel silenzio del pubblico. Quello che non c'è per la prima volta riesce a commuovermi anche dal vivo e sento le lacrime impigliarsi tra le ciglia. E passa tutto. Passano la malinconia e la tristezza, passano i dubbi, spazzati via dalla voce di Manuel, questa voce incredibile che ti entra dentro e ti riempie completamente. E' pura voce e pura emozione, qualcosa di così immateriale che fai fatica a credere che possa essere vero. Non mi ero mai sentita così a un concerto degli After. Così libera, liberata da ogni peso e da ogni dolore, che scivolano lentamente fuori da me con lo scorrere delle canzoni. Mi sorprendo nell'accorgermi che sto sorridendo e che sì, mi sento bene. Elymania è un'altra scarica di sensazioni assolute. Non avevo mai visto gli After suonare con un atteggiamento simile sul palco. Cicca e Ciffo sono affiatati, scherzano tra di loro, giocano, suonano vicinissimi, quasi accavallandosi. Viti non suona sperduto nel suo universo privato, si avvicina a Manuel, si ingobbisce come al solito, guarda Manuel e guarda il suo basso, si vedono i suoi occhi che alzano e abbassano lo sguardo ritmicamente, scandendo la musica. Solo Manuel sembra distante. L'imberbe pubblico poga con forza.Arriva il momento. Manuel chiede quanti sono al loro primo concerto degli After. Una selva di giovani mani si leva festante. Manuel, sogghignando, dedica a loro la prossima canzone: 1.9.9.6. Stranamente, si dimentica (tralascia?!) di sottolineare che è una canzona che parla di sfiga. Un brivido di vero piacere fisico parte dalla nuca e scende giù, lungo la schiena e le braccia. Si, mi sento davvero bene. Da qui in poi sarà un crescendo, un delirio di musica e comicità. Musica: per introdurre Non è per sempre (altri brividi irrefrenabili), Manuel sorridendo abbozza una canzone dei Beatles (mi venisse in mente il titolo, cazzo!), dicendo che "forse" è da questa canzone che ha preso spunto. E Prette che deve sostituire un pezzo di batteria (la mia ignoranza in fatto di strumenti è totale) dà lo spunto per una lunga, bellissima improvvisazione.Comicità: Non si esce vivi dagli anni '80: i Nostri fanno chiaramente capire che loro, dagli anni '80, non sono mica usciti vivi!, e lo fanno capire cominciando a suonare la Billie Jean di un Michael Jackson ancora color dell'ebano e dai crespi capelli brillantinati. Al microfono, un Dario Ciffo con voce in falsetto che, se non ricordo male, ci mette anche l'urletto isterico di prammatica. Sembra lievemente imbarazzato, il giovane violinista. Manuel invece è apertamente divertito e se la ride. La verità che ricordavo: Manuel che si autoflagella per ben due-volte-due quando fa schioccare il filo del microfono: non è serata per le acrobazie, se continua così si sfregia, il domatore!! Il concerto va avanti. Bungee Jumping ancora una volta senza televisore; Mio fratello è figlio unico incredibilmente splendida, con il pubblico che – insolito – non continua a cantare quando la musica si ferma, ma applaude e zittisce; sempre il pubblico che invoca senza sosta Strategie. E le note di Strategie che si materializzano. Primo pensiero: Manuel è una prostituta (con tutte le volte in cui ha detto che gli After non fanno canzoni a richiesta durante i concerti!). Secondo pensiero: grazie per averla fatta, Strategie, davvero.E poi, in ordine sparso, Voglio una pelle splendida, Bye bye Bombay, Sulle labbra, Varanasi Baby, Male di miele, Rapace, Non sono immaginario, Germi, Milano circonvallazione esterna, Tutto fa un po' male, Il mio ruolo, Senza finestra… Niente Ritorno a casa, e un po' di delusione, anche se l'aggressività dell'interpretazione di Manuel toglie poesia al testo.Si finisce con Dentro Marylin, e anch'io mi scordo di saper respirare. Quando chiudo gli occhi, come lampi, mi scorrono davanti le immagini psichedeliche del video. Penso ai miei sovversivi amori, al loro processo di eliminazione. Si spengono le luci e mi spengo anch'io. La gente sciama via velocemente. Cinzia, che ha guardato il concerto da una posizione più arretrata, ci raggiunge. Rimaniamo qualche minuto sedute dalla transenna e poi al centro dello spiazzo. Non c'è altro da fare. Marlene si offre di accompagnarci a Pisa in auto e accettiamo grate il passaggio. Qualche chiacchiera tra una dormita e l'altra, poi il treno. Silenzio e freddo nelle carrozze con l'aria condizionata troppo forte. Penso quanto sia incredibile che una voce, una semplice voce, possa riempire l'anima e i pensieri con tanta forza. O forse non è poi così semplice…There, there's a place,Where i can go,When i feel low,When i feel blue,And it's my mind,And there's no time,When i'm alone.

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