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10.08.2003 RISPESCIA
recensione: grazie a cinzia



Una piccola piazzetta afosa.Sono ad una ventina di metri dal palco, lo abbraccio completamente con lo sguardo.Eterogenee teste che reclamano gli After.Eccoli: salgono.Solite postazioni, stessi vestiti di sempre. Ultimo concerto prima delle vacanze: totale disimpegno o consueta professionalità?Giocosa serietà e niente risparmio. I soliti Afterhours, insomma.Pubblico attento a De Andrè, non leggo le parole de "La canzone di Marinella" sul labiale di nessuno. Tranne il mio.Niente fronzoli ed orpelli; niente parole superflue. Musica, basta.La luna è piena e ne seguo inavvertitamente il lento tragitto verso il centro rispetto al mio punto di osservazione.La scaletta non cambia. O forse sì. "Ritorno a casa" è sostituita da "Strategie", elegante seduzione blues ondeggiante sul palco. Io con lei, in una zona della piazzetta a bassa densità di popolazione.Sto bene. Cioè no, ma passerà. Piccoli, insipidi -ma ingombranti- pensieri riempiono una mente persa da sempre in un magone esistenziale di indicibile proporzione.Sono 5, là sul palco, e quello che cantano e suonano non ha un effetto balsamico su di me. Per niente.Sono 6, invece, le canzoni maledette della mia serata agrodolce."Quello che non c'è", stavolta, infila beffardamente la lama fino in fondo. Penso che non ci siano/saranno albe, per me. Al massimo, potrò vederle dal finestrino correndo da una parte all'altra dell'Italia; o stesa sul selciato di una stazione.Gli alberi mi sembrano sempre più morti e anche le foglie non so curarle bene. E' sempre troppo inverno, dalle mie parti.Gli occhi mi si inumidiscono per la prima volta ad un concerto degli After.Che mi succede?Spazio temporale.Prette rompe il rullante. Occorre fare qualcosa. Impro: Manuel, Andrea poi Dario. Imbastiscono una trama di note che hanno qualcosa di familiare. O forse sono solo una traccia mnestica rinchiusa da qualche parte nel cuore vivisezionato. Ho di nuovo gli occhi lucidi: l'introduzione è a "Voglio una pelle splendida".Alzo gli occhi davanti a me. Adesso, la luna piena è dietro il palco. E' una notte nero e cristallo, questa di San Lorenzo.Ci sono davvero sempre troppe domande che non bisognerebbe farsi mai (razionalità razionalità razionalità...).Questa volta piango sul serio. In mezzo al buio, e che m'importa degli altri.Le mani ritmano il finale.Tacete, per una volta. Lasciatelo aleggiare nel silenzio più totale, quell'assolo lacerante di violino..."Mio fratello è figlio unico" è venuta a farmi visita come stacco adatto per riportare Energia e Ironia. Riesco a sorridere.Altro spazio temporale.Non trattengo le risate quando la gag che precede "Non si esce vive dagli anni '80" prevede un Ciffo che imita, nella voce e nei gesti, Michael Jackson.Ridono tutti. Gli After sono sciolti, tranquilli. Ultimo giorno di scuola....passato il magone che vela gli occhi?No. "Il mio ruolo" scortica ciò che non è ancora stato scalfito e raschiato in fondo all'anima. Dolore virtuale e dolore reale si mescolano sovrapponendosi. La testa è china per facilitare un nuovo sgorgare di lacrime (finiranno, un giorno?).Poi, l'altra Assassina. Non me l'aspetto mai, è come se dimenticassi che è un loro brano. Ecco perchè ogni volta "Non è per sempre" rinnova stupore, commozione e voglia di risveglio.Ho fame sì. La morderei in pieno, la vita. Spesso, invece, finisco per mordere le persone. Mi toccherà fare implodere le emozioni, così da non danneggiare gli altri...La sto cantando con rabbia, questa canzone; me ne accorgo subito. Mi dà speranza. Di o per che cosa, però, non lo so.Ore una e un quarto, 120 minuti di concerto. Hanno terminato, è finalmente (per loro) vacanza.Tecnici sul palco a smontare per l'ultima volta. C'è meno frenesia, ma la musica di sottofondo invita la gente ad andarsene.Gigi, Simon, l'altro tecnico "come-si-chiama?(tanto-prima-o-poi-lo-scopro)" sembrano ripulire un appartamento, più che un palco.Svelti, attenti.Lattine, bottigliette, vetri. Giocolieri, cani solitari come i padroni."Ce l'avete una canna?""La volete una canna?"Incroci. "...Billie Jean..." rido schernendolo. Ride, puntando verso le transenne. Ha un sorriso furbetto, lo sguardo luminoso.Poi è là, dove i suoi occhi ridenti lo conducono da un pò. Forse ha atteso impaziente quel momento per tutto il pomeriggio.E' vita. Gliela si legge addosso, mentre parla, cammina, gesticola, fuma. E nel modo in cui ha suonato questa sera.Divinamente come al solito, certo. Ma, dentro, c'era qualcosa di più. O, forse, è quello che voglio trovarvi io -inguaribile romantica.Un ultimo saluto ad Andrea, un ultimo sguardo attorno.Se hace camino al andar.Già.Ho pianto per l'esubero di emozioni. Mi sento tremendamente viva.