intervista su tgcom
inserita il 11/07/2011
Agnelli: 'Il nuovo disco sarà il migliore'
In attesa del prossimo album gli Afterhours continuano il loro tour. Tgcom ha incontrato il leader della band con cui ha parlato di concerti, album in uscita e... scudetti da restituire
FOTO LAPRESSE
17:22 - Dopo il successo dell'estate scorsa - 28mila spettatori in 7 date - e freschi di tour europeo, col loro live gli Afterhours sono tornati a incendiare l'estate. A quasi 4 anni da 'I milanesi ammazzano il sabato' l'attesa per il loro nuovo album sta facendo impazzire di curiosità critica e fans. 'Il nuovo album? - dice Manuel Agnelli a Tgcom - Sarà il migliore'. Intanto il Milano Jazzin' Festival li vedrà protagonisti il 9 luglio.
Per saperne di più, abbiamo raggiunto telefonicamente Manuel Agnelli, il leader della band.
Perché avete deciso di tornare sul palco nonostante l'album non sia ancora uscito?
Il live è la nostra dimensione vera, ora che il mercato del disco è sprofondato ci troviamo naturalmente avvantaggiati e tranquilli nel continuare a fare quello che ci riesce bene. Abbiamo sempre avuto un rapporto diretto con la gente che ci segue e continueremo così... finché il fisico regge! (ride ndr)
Beh, dicono che la tua voce oggi sia più potente e cristallina degli esordi...
Grande, mi fa molto piacere! (ride ancora ndr). Se i musicisti classici raggiungono il meglio a un'età molto avanzata, non vedo perché nel rock non possa succedere la stessa cosa, e poi sono convinto che la crescita come uomo vada di pari a passo a quella artistica.
Dopo il divorzio con la Universal il vostro prossimo, attesissimo album sarà autoprodotto e distribuito da un'etichetta indipendente, una scelta che recentemente stanno facendo anche artisti come Nada e Pino Daniele che sono invece estranei al circuito indie...
Abbiamo scelto di non avere più una casa discografica perché non è più necessario, è solo negativo, rallenta lo svolgimento dei progetti, non c'interessa un interlocutore di quel tipo. Certo, essere indipendenti è più facile per i gruppi che hanno già un seguito, per gli emergenti è chiaro che delle strutture siano ancora necessarie, quindi non è che le etichette non servano più, a noi non servono più! E' da tanti anni comunque che i marchi indipendenti sono il motore pulsante della nuova musica. La politica di produrre anche spazzatura perché tanto col marketing si poteva vendere qualsiasi cosa sta dando i suoi frutti negativi adesso. E' un'industria che si è suicidata.
Chi ti piace di più al momento, tra i giovani, magari un nome che non era riuscito a entrare nella vostra compilation "Il paese è reale" che si proponeva di promuovere la musica dell'underground italiano?
Direi Vasco Brondi delle "Luci della Centrale Elettrica. Ci abbiamo collaborato nel nostro ultimo tour teatrale, trovo che sia una delle migliori espressioni di fare musica in modo viscerale, una musica che in Italia si ha sempre paura ad affrontare. Se dici le cose con lo stomaco rischi di essere tamarro. Vasco Brondi ha trovato una formula molto sofisticata fra lo spessore e la pancia, i suoi pezzi sono emozionanti e diretti.
Sabato 9 luglio suonerete al Milano Jazzin' Festival, che effetto vi farà da milanesi dopo l'elezione di Giuliano Pisapia?
Abbiamo suonato in piazza Duca d'Aosta per la campagna del nuovo sindaco, c'erano tantissime persone, ma non ci credevano tanto, a dire la verità... Anche dopo la serata facevamo i conti su quanti di quella piazza avrebbero effettivamente votato, invece i milanesi hanno deciso per una volta. Siamo stati orgogliosissimi di aver portato nel nostro piccolo almeno un po' di fortuna e ci sentiamo parte di questo cambiamento. Siamo solo all'inizio, c'è tanto lavoro da fare, però una piccola rivoluzione c'è già stata.
Domenica 10 luglio, invece, altra tappa importante, quella del Traffic di Torino che quest'anno è dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia. L'"Inno di Mameli" è da sempre occasione di polemiche. Hai mai pensato di arrangiarlo in chiave rock? E come?
L'"Inno di Mameli" deve rimanere così com'è! Del fatto che debba rappresentare esteticamente un bello o un brutto pezzo non m'interessa, è un pezzo che rappresenta la nostra storia scritto da un patriota ad appena 20 anni, voglio vedere quanti musicisti sotto i 30 adesso riuscirebbero a scrivere un inno alla patria. Dobbiamo imparare a rispettare le cose che ci rappresentano anche se non sono belle perché hanno un altro significato, a me dell'estetica dell'inno non me ne frega niente!
Quale canzone pop rock italiana di adesso, invece, potrebbe diventare un inno nazionale? Io suggerisco la vostra "Il Paese è reale"?
Non ti dirò mai una cosa del genere anche se la pensassi! (altra risata, ndr)
Quanto ci tocca aspettare per il nuovo disco?
Almeno fino all'inizio dell'anno prossimo, non solo perché vogliamo farlo bene, con calma, ma perché vogliamo che sia il più bello di tutti e vogliamo divertirci nel promuoverlo, abbiamo bisogno dei tempi per non essere poi rincorsi e strozzati dalla promozione.
"Che sia il migliore di tutti": ve lo siete detti prima di ogni nuovo lavoro?
Ce lo siamo detti sempre, sì, però stavolta ce lo siamo detti dopo che avevamo iniziato a suonare le prime cose e ci siamo veramente galvanizzati. Certe volte non puoi decidere, puoi lavorare tanto, puoi essere anche ispirato e impegnarti, ma è il caso che dà quella scintilla in più a un lavoro, non sei quasi mai tu. Stavolta il caso sta contribuendo in maniera determinante. Si è creata quella magia in studio tra di noi che non puoi creare nemmeno se lo vuoi. Un'energia che non abbiamo mai avuto a questi livelli, in passato...
Curiosità: sul palco sei un rocker serio che non parla quasi mai, sempre concentrato sulla musica, in questa intervista e nella vita giù dal palco, immagino, sei estremamente comunicativo. Come vivi questo contrasto?
Sono timido di natura, però sul palco c'è una dimensione che per essere vera deve andare fino in fondo, per cui magari tiri fuori delle emozioni che nella vita quotidiana tendi a controllare. Il live è un momento di libertà totale, spesso mi è capitato di dire delle cazzate, quindi tendo a non parlare, non mi piace la retorica del palco, non mi piace fare discorsi, dico le cose cantando. Non è che sia diverso, falso o finto quando sono socievole, ho due lati opposti e potenti che vengono fuori in momenti diversi.
Per chiudere, da interista, dimmi, lo restituirete lo scudetto del 2006 alla Juve?
Neanche per sogno! Sono con la squadra al cento per cento, certo se vendono Sneijder, mi girano i cosiddetti...
Rita Ferrari