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07.05.2003 Bologna
location: Estragon
recensione: grazie a gianna



IL PRESENTE STATO DI QUESTO SOGNO In fondo la realtà è davvero semplicemente “il presente stato di questo sogno”.Nell’ultimo mese il sogno presente sono stati gli Afterhours, e soprattutto una Gianna che non avevo mai conosciuto e che mi è piaciuta, forse troppo.Razionalità, Razionalità…Razionalità…ha urlato fino allo sfinimento qualcuno su un palco durante tutte queste serate alcoliche a 0 gradi e io dietro fino a perdere la voce, fino a perdere la convinzione che sia l’unica cosa importante questa r a z i o n a l i t à. Non lo è. Non lo è perché ho imparato che sono io ad annaspare volgarmente, sono io che devo trovar l’anno bisestile..fortuna che qualcuno me l’ha urlato ben bene nelle orecchie in questi giorni, fino a farlo entrare in questa testaccia dura che mi ritrovo. Fortuna che sono riuscita a schiantarmi in volo contro qualcuno che ha la testa più dura della mia, lui non se n’è accorto ma a me brucia ancora la ferita..un dolore che senza neanche saperlo molte facce amiche sono riuscite a mitigare..con un sorriso, una battuta, la contentezza negli occhi di chi le cose le guarda proprio dalla riva opposta del fiume, ma con la stessa intensità. ESTRAGON Bologna 7 MAGGIO 2003 In realtà non ho coscienza di cosa significherà per me questa serata finchè gli After non salgono sul palco. Mi perdo a correre in su e in giù con la mia macchina fotografica per il locale, voglio immortalare i miei compagni perché so che questo sarà l’ultimo dei nostri concerti, sono distratta, arrossisco per certi complimenti immeritati, il mio sguardo si perde sulle facce di chi ho accanto: mi accorgo solo adesso che da quando ho la fortuna di vedere concerti in compagnia il mio sguardo è meno attento e i miei sensi meno allerta. L’attesa è estenuante, fa caldo…l’aria è tesa: è piuttosto irreale guardarsi indietro e vedere tutte queste facce sudate una accanto all’altra con gli occhi posati distrattamente su un palco vuoto.L’unica cosa che mi aspetto dopo tutti i concerti visti negli ultimi tempi è che mi facciano divertire e rilassare..non sarà così..sarà molto di più:“c’avete rotto il cazzoo c’avete rotto il caazzoo”.Arrivano e subito parte Milano circonvallazione esterna: “quattro e mezza di mattino..” capisco immediatamente che Manuel è in piena forma, la voce sale e scende calda, con sforzo minimo.Prende a pugni l’aria, ce l’ha con noi quell’uomo? Il calore che fino ad allora aveva albergato semplicemente sulla nostra pelle ce la fa a scendere fin sotto ai muscoli, penetra nelle ossa..la musica e le parole riempiono ognuna delle teste che stanno intorno a me e che prendono ad oscillare ritmicamente.Giorgio sferza i primi colpi di batteria rimanendo in piedi, col solito contegno ma con una determinazione diversa, più consapevole.Andrea è chiuso in se stesso, attento solo alla musica, non guarda gli altri, non scherzerà con Manuel per tutta la durata del concerto: è pensieroso e anche gli altri sembrano in preda ad una strana tensioni che li tiene isolati ognuno col proprio strumento.Stasera c’è una strana nota di coinvolgimento nella voce di Manuel, un vigore diverso nei gesti e una luce opaca nei suoi occhi. Sembra presente e allo stesso tempo distante da noi, un’impressione che avrò per tutta la serata.Eppure questo non fa che giovare alla riuscita del concerto.Non c’è spazio per i siparietti divertenti, per i giochi di sguardi, per le battute con Andrea, che pare non interessarsi affatto a quello che sta accadendo. Così tutto diventa più pregno, più peso e per me, che guardo dalla prospettiva decentrata dello spettatore, più significativo.Suonano con le menti distanti anni luce, ma non si suonano mai contro. Anche Ciffo sembra avvertire questa tensione e mi sembra più attento e concentrato delle altre volte, se è possibile per uno come lui.Manuel sembra proprio tenerci molto alla buona riuscita di questo concerto, i problemi tecnici lo mandano in bestia, si toglie gli auricolari che gli rimangono incastrati fra le dita e ogni volta che abbassa la mano sulle corde sbattono fastidiosamente sulla cassa della chitarra facendolo imbestialire, tanto che alla fine del pezzo si strapperà violentemente di dosso tutto. I suo gesti sembrano quelli di un bambino che fa le bizze, ma ha lo sguardo torvo, forse veramente sente tutto il peso della buona riuscita della serata sulle sue spalle. Nonostante i problemi tecnici l’atmosfera mantiene picchi emozionali altissimi per tutte e due le ore del concerto, solo qualche smorfia ad un pubblico in certi casi inopportuno. Ognuno dei quasi 25 pezzi suonati all’Estragon nasce e muore nelle mani di quei cinque incredibili musicisti con una naturalezza e una forza tali da lasciare sbalorditi anche i più scettici. Attenzione, non sto parlando soltanto di bravura tecnica, ma di una percezione individuale nata più dal cuore che dalla mente: niente di superfluo, niente fronzoli, solo musica e parole che acquistavano a poco a poco un significato per me…e per quanto riguarda loro: avevo quasi l’impressione che se qualcosa non li avesse convinti fino in fondo non si sarebbero fatti troppi scrupoli a lasciare il palco.Un equilibrio instabile.Ecco forse il segreto del concerto all’Estragon: tenerezza e tensione tenute in equilibrio sul filo di una voce calda e profonda come non mai e di note suonate con attenzione e precisione incredibili, ma mai con freddezza. E allora la voglia era proprio quella di essere una delle corde della Chitarra di manuel, o del Basso di andrea o del Violino di ciffo, magari il Rullante di giorgio, perché in quei momenti soltanto questo aveva un senso.Ed ecco forse spiegata con queste poche parole, inadatte a descrivere tutto quello che ho provato mercoledì scorso, la mia faccia alla fine del concerto..il mio mutismo cronico per quei dieci minuti buoni, e la mia voglia di correre da Manuel a dirgli quanto erano stati bravi ed emozionanti e stupefacenti. E dopo essermi ripresa un po’, dopo aver salutato qualcuno, ballato con qualcun altro, dichiarato a Giorgio il mio amore per sua moglie, ci arrivo davvero davanti a Manuel col sorriso sulle labbra e le gambe che tremano.L’avevo guardato per un bel pezzo, rilassato e sorridente coi suoi amici..avevo studiato lo sguardo impenetrabile di Clementi che lo osservava col sorriso sulle labbra e la faccia di chi conosce così bene l’amico che ha accanto da riuscire a prevedere ogni suoi gesto, la faccia di chi ne ha viste tante e una luce Entesca nelle pupille. Avevo studiato Clementi e gli altri che erano intorno a lui perché sentivo che questa non era la serata giusta per fare la cazzona, che questa era l’ultima volta che il Commando si riuniva al completo e soprattutto che un altro concerto così non l’avrei rivisto tanto presto. Ma torniamo alle mie gambe tremanti, di certo il suo modo di girarsi e di guardarmi dritto negli occhi non mi ha aiutata, come non mi ha aiutata il suo modo di appoggiarmi quella mano bollente sulla spalla e di stringere, con un po’ di tenerezza nello sguardo, la mia mano paralizzata… “Manuel come va?” Sorride ma non sembra troppo convinto della riuscita del concerto, fra loro le cose non erano state troppo rosee fino al momento di salire sul palco, mi sorprende il suo modo di essere così sincero con un’estranea, ma non ce la faccio ha trattenermi e lo investo di complimenti come non avevo mai fatto..e lui sorride imbarazzato dicendo solo “grazie grazie…”. Ho paura di rompergli le scatole e gli chiedo: “ma te ne stavi andando?” lui fa di no con la testa, mi tranquillizza…sembro a mio agio, sembra a suo agio. Forse mi sbaglierò ma lo vedo davvero tranquillo, i suoi gesti sono calmi e lo sguardo un po’ perso, però quando deve sottolineare una cosa che gli sta a cuore allora lo riabbassa su di te, sottolinea il gesto muovendo la mano col palmo rivolto verso il tavolo e gli occhietti spalancati gli diventano un po’ umidi. Gli chiedo di Andrea, l’ho visto un po’ pensieroso sul palco e lui mi conferma che non era in piena forma, parlandone con una complicità incredibile:“A un certo punto sono anche andato lì per smuoverlo e gli ho scosso il sudore addosso..”“Sì, e lui non ti ha cagato nemmeno di striscio..”“Esatto!”..ride. rido.Ci parla ancora un po’ dei trascorsi degli After hai tempi della Vox Pop e ci fa ridere. Io da vera carogna gli faccio “Ma Manuel ti imbarazzi così facilmente?” e lui fa lo sguardo cattivo, dice: “Ero molto giovane!” e già prepara la vendetta che consumerà poco dopo quando gli chiederò di Clementi. “Clemeeeenti??” e si scompiscia ancora una volta per il mio accento…lo sa perfettamente che mi manda in bestia e mi fa arrossire, ma continua e oltre tutto mi prede pure in giro per come gesticolo….“Manuel piace a tutti l’accento toscano tranne che ha te!” “Non ho detto che non mi piace, sto solo cercando di decifrare!”ç_çE’ il Manuel che abbiamo visto a Modena, sfottente e compiaciuto dalle nostre attenzioni..ma cambia radicalmente quando gli chiedo del lavoro che sta facendo con Clementi su Tondelli: torna ad essere un po’ distante, ma ne parla con grande passione, si lascia andare a commenti sulla lentezza del suo collega…ci racconta cose molto personali, si lascia andare..io mi chiedo: ma in fondo noi chi siamo perché ci venga a dire tutte queste cose con così grande naturalezza? Non nego che ho sentito molto questa parte della serata, per motivi miei personali, per quello che ha significato nella mia vita Tondelli e per quello che per me significa poter parlare con qualcuno che sento realmente appassionato al suo lavoro e motivato nelle cose che fa. Non è una cosa che mi capita spesso.E’ stato dolce lasciarlo lì all’entrata del locale con la sua birretta in mano, fra sorrisi stanchi e pacche sulle spalle.Alla prossima volta…

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